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Cenni storici.

La prima industrializzazione della Zona Industriale Apuana – nel periodo antecedente il secondo conflitto mondiale – avvenne senza un preciso coordinamento ed essenzialmente per il richiamo dei vantaggi localizzativi di carattere fiscale disposti dal Governo centrale. Ne seguì l’installazione di alcune aziende facenti parte di grossi gruppi nazionali, soprattutto del settore chimico e metalmeccanico, e di una serie di iniziative di minori dimensioni, prive di coordinamento con le precedenti, tanto da derivarne una Zona Industriale dalle deboli interrelazioni interne, non capace pertanto di autopropulsione nello sviluppo. Prima dell’8 settembre 1943 risultavano attivi 44 stabilimenti con 7.902 addetti complessivi.

La ripresa dopo gli eventi bellici fu analogamente legata al ripristino di agevolazioni fiscali e tariffarie, che consentirono il ricrearsi di una situazione industriale sulla base quasi esclusiva del recupero degli insediamenti preesistenti, anche se, per numero, la manodopera occupata nel 1956 (termine di tutte le agevolazioni) era ancora di 1.500 addetti inferiore a quella del 1943.

Negli anni successivi, pur di grande progresso per l’industria nazionale, la Zona Industriale Apuana conservò un carattere stentato di troppo lento sviluppo, soprattutto per l’incapacità delle maggiori aziende a generare ondate di iniziative collaterali e complementari. Nel 1970 l’occupazione superò per la prima volta il livello di anteguerra, con 8.054 addetti ripartiti in 129 stabilimenti.

Durante gli anni Settanta si registra il periodo di maggior splendore della Z.I.A., con una crescita sia nel numero degli impianti produttivi che dei relativi dipendenti. In coincidenza con quello che ancora oggi è l’anno di massimo storico dell’occupazione, il 1979, la struttura produttiva risultava fortemente polarizzata: i due terzi dei 9.797 addetti erano concentrati in appena il 6% dei 239 stabilimenti presenti.

La polarizzazione rifletteva due circostanze, ben sottolineate dal CENSIS in un’indagine del 1980:

  • la bassa propensione dei grandi gruppi nazionali, i cui centri decisionali erano estranei alla provincia di Massa-Carrara (Dalmine, Riv-Skf, Olivetti, Montedison, ENI), a considerare come prioritaria l’attivazione di relazioni di interscambio con le realtà produttive locali. Il c.d. “indotto” delle grandi imprese assumeva prevalentemente, nel settore chimico, la veste di attività di manutenzione impianti e, nel settore metalmeccanico, quella di fornitura di servizi ad aziende ubicate fuori provincia;
  • la tendenza dell’imprenditoria locale a nascere e svilupparsi “per linee parallele”, in una pluralità composita di settori, mantenendo un basso coefficiente di interazione reciproca, tanto che sarebbe stata una forzatura considerare il comparto come un “sistema locale” di piccole imprese.

Negli anni Ottanta e Novanta la Zona Industriale Apuana ha vissuto uno straordinario e per molti aspetti drammatico – per la gravità dei risvolti occupazionali – processo di ristrutturazione, contraddistinto, per il primo decennio, dal fenomeno del c.d. declino industriale, e per il successivo periodo decennale, dalla ricostruzione di un tessuto produttivo fortemente basato sulla piccola e media impresa locale.

Al 1989 risultavano attivi 333 stabilimenti, quasi la metà in più che alla fine degli anni Settanta, ma “appena” 6.781 addetti, con un calo di 3.000 occupati, per ben due terzi concentrato nelle 15 imprese di maggiori dimensioni. Nei successivi dieci anni il numero totale degli stabilimenti è quasi ancora raddoppiato, fino al numero di 587 nel 1999, ma la notizia più importante è che l’occupazione ha ripreso a crescere, grazie all’apporto pressoché esclusivo delle imprese di minori dimensioni.

Situazione occupazionale nella Z.I.A.

Anno
1943
1956
1963
1970
1979
1989
1994
1999
Addetti
7902
6456
7554
8054
9797
6781
7469
8086
Aziende
44
50
95
129
239
333
435
587
Addetti nelle maggiori 15 aziende
6600
4500
5500
6300
6500
4600
2000
2734
Fonte: Consorzio per la Zona Industriale Apuana

Si sono quindi attivati anche nella Z.I.A., con un forte ritardo rispetto al resto d’Italia, ma con un’accelerazione travolgente negli ultimi vent’anni, quei meccanismi di riconversione e disintegrazione della grandi imprese, e in parallelo di moltiplicazione ed agglomerazione territoriale delle PMI locali, che consentono di parlare oggi – in qualche misura – della Zona Industriale Apuana come di un “sistema territoriale di impresa”, se non addirittura di un vero e proprio “distretto industriale”.

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