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La cantieristica.

Parlare della cantieristica, intesa nel suo aspetto industriale, nella provincia apuana è ricercare in primo luogo la storia che ha alle spalle, per capire se si tratta di un fenomeno di recente costituzione o se è invece parte integrante della genesi industriale del territorio.

A nostro avviso, il settore, sotto questo aspetto storico-culturale, ma anche, come diremo in seguito, sotto il profilo delle specificità produttive, va suddiviso fra navalmeccanica e nautica da diporto, ovvero tra produzione di grandi navi da trasporto, merci e passeggeri, e produzione di barche da diporto di minori dimensioni.

Mentre è da decenni presente in modo strutturato nel territorio una grande realtà produttiva, rappresentata dal cantiere di Marina di Carrara, oggi denominato Nuovi Cantieri Apuania, che ha generato anche un notevole indotto, altrettanto non si può dire della nautica da diporto. Infatti, pochi sono oggi i cantieri con anzianità di servizio superiore ai dieci anni presenti in zona – di cui parleremo più diffusamente più avanti in questa nota – e anche le poche imprese con una certa storia di successo alle spalle svolgono le principali loro attività non in loco, ma presso realtà produttive di maggiori dimensioni, in aree geografiche vicine come Viareggio e La Spezia.

Secondo gli archivi camerali le aziende presenti a Massa-Carrara sono 27, di cui 5 operanti nel settore della navalmeccanica, 20 nella cantieristica da diporto e 2 nei servizi tecnici.

Le 5 imprese della navalmeccanica hanno complessivamente circa 400 addetti – spicca fra tutte il Cantiere N.C.A. con 264 addetti – e, salvo il predetto, hanno la dimensione della piccola impresa.

Le 22 imprese della nautica da diporto hanno complessivamente circa 300 addetti e dimensioni da piccola impresa con un’occupazione media di 14 addetti.

Nell’area Z.I.A. sono insediate 10 delle 22 imprese da diporto – nessuna della navalmeccanica – con un’occupazione complessiva di 160 addetti e un dato occupazionale medio di 16 addetti per impresa. L’occupazione diretta del settore della cantieristica da diporto nella Z.I.A. in rapporto al totale degli addetti è oggi pari a circa il 2%, un dato certamente basso che non giustificherebbe l’attenzione che il Consorzio, anche con la partecipazione all’organizzazione di questo convegno, sta dedicando al settore.

Quindi si può dire, senza paura di smentita, che per quanto riguarda la cantieristica da diporto, l’area apuana non ha una significativa tradizione e oggi si costituisce come punto di aggregazione di nuovi insediamenti per effetto principalmente di fattori estranei alla nostra storia industriale, e solo in parte per lo sviluppo delle esistenti esperienze specifiche di settore.

I dati storici della Z.I.A., cioè dell’area dove si concentrano le attività industriali e artigianali della provincia apuana, confermano questa nostra opinione. Infatti un minimo riscontro statistico riferito alla cantieristica nei censimenti annuali delle attività produttive operanti nell’area rimane totalmente assente fino ai primi anni ’80; in quel periodo cominciano a registrarsi alcune unità produttive di questo settore nel territorio della Z.I.A. in comune di Carrara, legate principalmente alla lavorazione della vetroresina. Siamo però ancora di fronte a presenze sporadiche e di scarso peso nell’economia della Z.I.A., sia in termini di produzione di reddito, che di occupazione di spazi e come dato riferito agli addetti. Anche per quanto riguarda il valore delle lavorazioni, che nel settore nautico sono molto variegate e di diverso spessore, le attività presenti in zona in quel periodo di rilevamento sono di poco pregio e aventi quasi tutte il carattere della subfornitura.

Negli ultimi cinque/sei anni invece si assiste ad un fenomeno in controtendenza rispetto alla storia della locale cantieristica da diporto; il settore sta letteralmente esplodendo – rispetto ovviamente ai dati precedenti – grazie allo sviluppo delle realtà già presenti che crescono esponenzialmente in fatturato, addetti, capacità e valore della produzione, e grazie al forte interesse di imprese esterne, che si sta concretamente traducendo in transazioni immobiliari e progetti di nuovi stabilimenti.

Le aree interessate dai suddetti investimenti sono le lottizzazioni “Dalmine” e “Azoto” in comune di Massa e “Italiana Coke” in comune di Carrara.

E’ un fenomeno di grande interesse per lo sviluppo della zona (va considerato infatti che a regime l’occupazione di questo settore si aggirerà intorno alle 500 unità, e che per ogni dipendente diretto ve ne sono altri due permanentemente impiegati in cantiere come addetti indiretti o indotti).

Il nostro sistema istituzionale ha il dovere di porre in essere tutte le condizioni ambientali che possono favorire l’effettiva realizzazione di queste previsioni.

Analogie e differenze tra la navalmeccanica e la nautica da diporto.

Occorre qui evidenziare, per i pochi “non” addetti ai lavori, che è del tutto improprio considerare unitariamente le problematiche del comparto navalmeccanico e di quello diportistico.

Sebbene vi siano alcuni, limitati, elementi di omogeneità fra le lavorazioni dei due comparti – in special modo per quanto attiene alle fasi svolte a bordo, dell’allestimento, dell’impiantistica e dell’arredamento – la differenza fra i due cicli produttivi appare sostanziale, soprattutto per quanto riguarda le modalità di realizzazione dello scafo. In particolare, la nautica da diporto utilizza come criterio produttivo la modellizzazione di uno stampo (il c.d. “manichino”) e la sua successiva laminazione mediante vari strati di vetroresina, mentre nella cantieristica pesante la costruzione dello scafo avviene per assemblaggio di parti metalliche prefabbricate (blocchi, lamiere tagliate, profilati in acciaio, ecc.).
Dal punto di vista commerciale – al di là delle distinzioni di prodotto, del tutto evidenti e sulle quali non merita soffermarsi in questa sede – un importante elemento di comunanza fra i due comparti è la bontà delle prospettive di mercato a breve e medio termine.

Ciò va salutato con particolare favore per la navalmeccanica locale (il Cantiere N.C.A. ha acquisito varie commesse pluriennali e sta attraversando una positiva fase di espansione) in un contesto ove la cantieristica da anni registra in Italia e in Europa una grossa crisi, con perdite ricorrenti di quote di mercato a favore di alcuni paesi orientali, in particolare Giappone, Corea e Cina che ormai detengono l’80% per cento del mercato mondiale del settore.

Cenni sulla situazione di mercato della nautica da diporto in Italia e nel Mondo.

La cantieristica da diporto sta invece vivendo una situazione di eccezionale favore non solo in Italia ma anche in diverse altre aree geografiche del mondo. Dal 1993 il comparto registra dati in crescita e dal 1996 ad oggi ha visto aumentare nel nostro Paese la produzione del 400%.

Al mondo esistono circa 6.000 cantieri navali, in Europa 2.500 circa, ed in Italia pressappoco 350.

Primi produttori di barche da diporto risultano gli Stati Uniti con 17 milioni di “pezzi” all’anno, l’Italia ne produce annualmente circa 300.000. Il nostro Paese è leader mondiale nel settore degli yacht di lusso (quelli lunghi oltre i venti metri) e la maggior parte della produzione (circa il 90%) viene esportata: la clientela risiede principalmente in Francia, Inghilterra, Stati Uniti e nei cosiddetti “paradisi fiscali”. Le opportunità del mercato si stanno ampliando nel settore del “charterismo”, con l’ingresso di una nuova categoria di clienti rappresentata da gruppi finanziari che acquistano grandi yacht come forma di investimento noleggiandoli poi a terzi. Le prospettive del mercato, grazie anche a questa nuova clientela, sono pertanto e si pensa anche per un lungo periodo estremamente favorevoli.

La struttura dell’offerta è caratterizzata nel mondo, così come in Italia, da piccole e medie imprese con prevalenza delle prime sulle seconde. La media degli addetti è di 20 nel mondo e scende rispettivamente a 16 e 14 in Europa e in Italia. Le grandi imprese sono sempre meno e le realtà più vive e vitali sono diventate momenti di assemblaggio di parti della barca prodotte all’esterno da imprese specializzate.

La Regione italiana che ha il maggior numero di cantieri navali è la Lombardia. Per quanto riguarda la Toscana, negli ultimi anni è aumentata la sua quota di presenza nel settore: a livello regionale, la presenza di imprese nautiche da diporto è soprattutto localizzata nelle aree di costa (province di Lucca, Livorno e Grosseto) e tra queste è Viareggio che si caratterizza come il principale polo cantieristico regionale, con dimensioni che lo proiettano tra le prime realtà in campo nazionale.

A Viareggio risultano presenti alcune decine di cantieri, che movimentano un indotto stimato in circa 100 unità locali che hanno mediamente 10 addetti. Viareggio è oggi un polo nautico completo ed evoluto perché le imprese che operano sul territorio coprono tutta l’intera filiera delle produzioni nautiche.

Di gran lunga inferiore la consistenza attuale del comparto nella provincia di Massa-Carrara, il quale non supera di molto la ventina di ditte con circa 300 addetti diretti, comprendendo la sola produzione. Aggiungendo il commercio e i servizi, il numero attuale delle imprese raggiunge la cinquantina, come testimonia il censimento compiuto nel corso del 2000 dalla Regione Toscana – in collaborazione col Centro Estero delle CCIAA – per il quale solo il 4,7% delle aziende toscane della nautica da diporto ha sede legale a Massa-Carrara.

Ai nostri fini non va comunque tralasciato che un notevole, per quanto imprecisato, numero di addetti della cantieristica spezzina e viareggina risiedono a Massa-Carrara, ed hanno guadagnato nel comune sentire degli imprenditori non locali – come risulta anche da interviste effettuate dal Consorzio – la fama di ottimi lavoratori, favorendo così in certa misura l’interesse di alcune ditte esterne all’insediamento nella Zona Industriale Apuana.

Il comparto della nautica da diporto, prendendo a parametro l’omogeneità del prodotto, può essere diviso in tre subsettori: 1) i cantieri navali; 2) gli accessori navali; 3) i motori navali.

Dei cantieri navali si è già parlato poco sopra; le imprese di produzione di accessori – attrezzature veliche, vernici, strumentazioni, elettronica per citare le principali produzioni – sono autonome rispetto ai cantieri, ma ne costituiscono un fondamentale complemento ed hanno tecnologie e modalità di produzione che possono essere impiegate anche per altri settori produttivi. Dal punto di vista della dimensione degli addetti si tratta in genere di “micro” imprese, tanto che il dato medio occupazionale delle imprese di questo sub settore è di 5 addetti. Le imprese lavorano sia per il mercato interno che per l’estero. Il sub settore degli accessori è in costante crescita con un trend di sviluppo percentualmente superiore a quello dei cantieri navali.

Le imprese di produzione di motori navali hanno mediamente una dimensione superiore alle precedenti, coprono solo il 15% del mercato interno e hanno una scarsa penetrazione all’estero. I principali produttori sono in Usa e in Giappone.

Prospettive della cantieristica da diporto nella provincia apuana.

Negli ultimi tempi la cantieristica da diporto nella Z.I.A. sta assumendo connotati e numeri di grosso interesse. Il grande sviluppo del settore sta determinando due diverse dinamiche positive: a livello locale il potenziamento delle imprese già presenti nel territorio; a livello territorialmente più complessivo, una consistente richiesta delle nostre aree da imprese esterne .

A questo fattore incentivante legato alla positiva dinamica economica settoriale si sono venuti ad associare fattori ambientali interni ed esterni che hanno favorito le possibilità di insediamento di nuove imprese.

I fattori interni ambientali che hanno inciso in termini positivi sono la disponibilità di aree a condizioni economiche non speculative e la buona infrastrutturazione della Z.I.A., con viabilità e servizi adeguati alle esigenze del settore. Il principale fattore esterno è invece rappresentato dal fatto che nelle aree vicine, dove sono presenti tradizionalmente le attività nautiche, mancano gli spazi per il loro sviluppo.

I primi risultati di questa positiva contingenza si stanno già dispiegando. Come numero assoluto, 5 sono le nuove imprese che stanno per insediarsi provenendo da aree esterne alla nostra: una avrà le caratteristiche dimensionali della media impresa e 4 della piccola impresa, 3 di loro comunque con oltre 20 dipendenti. Complessivamente i lavoratori diretti impiegati saranno 200: due delle cinque aziende creeranno cantieri navali completi di tutte le principali funzioni produttive e per questo genereranno un indotto interno che impiegherà almeno altri 200 lavoratori.

Oltre a questi nuovi ingressi vanno aggiunti gli investimenti di imprese locali che stanno creando nuove unità produttive nelle quali, secondo i programmi presentati, andranno a realizzare in proprio barche o scafi, generando anch’esse un consistente indotto.

Quando la situazione sopra rappresentata si prospetterà a regime, la nautica da diporto potrà contare su una trentina di insediamenti con una occupazione diretta di oltre 500 addetti e un indotto presente all’interno dei cantieri almeno pari all’occupazione diretta.

Stiamo quindi parlando di numeri di estremo interesse, in grado di generare altri posti di lavoro nei servizi collaterali, quali le falegnamerie, gli impianti, i trasporti, i rimessaggi, le manutenzioni, le progettazioni, ecc.

L’attenzione del settore della cantieristica da diporto per la nostra area non è peraltro esaurita: ci sono altre imprese esterne interessate ad insediarsi a Massa Carrara, alcune delle quali hanno presentato richiesta di acquisto di lotti in area “Dalmine” e “Azoto”: tali istanze sono in fase di valutazione presso il Consorzio e avranno a breve una risposta, che ci auguriamo di poter dare positiva.

Siamo altresì convinti che come saranno insediate le cinque nuove imprese sopra indicate, la nostra zona sarà investita di nuove proposte insediative alle quali dobbiamo attrezzarci, se giudicate valide ed interessanti non solo in sé ma anche per lo sviluppo complessivo del comparto, per dare loro una risposta positiva.
Con questa ultima affermazione introduciamo uno degli argomenti cruciali per il futuro lo sviluppo del settore: il reperimento di nuove aree da dedicare all’ampliamento delle sue capacità produttive.

La stessa rilevazione del dato attuale degli insediamenti ci fa capire come il 63% delle imprese della cantieristica da diporto presenti operi ancora fuori della Z.I.A. e presumibilmente, conoscendo la conformazione orografica e abitativa del comprensorio apuano, in siti che in genere risulteranno inidonei allo svolgimento sotto il profilo logistico e ambientale delle attività. Per far crescere queste realtà come sono cresciute le imprese già collocate in Z.I.A., riteniamo sia opportuno trovare loro adeguati spazi nella nostra area industriale.

I lavoratori e la formazione professionale

Nel corso del 2000 il Consorzio ha partecipato ad un lavoro di ricerca commissionato dalla Regione Toscana ad un raggruppamento temporaneo di soggetti pubblici e privati (fra cui l’Enfap, la CNA e l’Università di Firenze) sui fabbisogni formativi della cantieristica nella provincia di Massa-Carrara.

Il dibattito di idee provocato da questo studio – tuttora non pubblicato – a livello locale ha di certo stimolato l’elaborazione di progetti formativi, uno dei quali, riferito a “esperti di modellazione di scafi in vetroresina”, è in fase di avvio a cura dell’IRCA, col contributo del Fondo Sociale Europeo, ma significativamente ha incontrato molte difficoltà nel reperimento dei partecipanti.

Si pone quindi la necessità di migliorare la “percezione sociale” delle prospettive occupazionali di questo settore, che in termini numerici si posizionano in varie centinaia nel biennio 2002-2003, ed è a nostro avviso un impegno di pari importanza a quello del reperimento di risorse per progetti formativi che non possono rimanere sporadici e asistematici, ma devono integrarsi con la volontà programmatoria delle imprese in fase di insediamento.

Per le considerazioni fatte in precedenza, il mercato del lavoro locale si orienterà nei prossimi anni più sulla nautica da diporto che sulla navalmeccanica, nonostante le previsioni del cantiere N.C.A. siano rosee almeno fino al 2003. Notoriamente il comparto diportistico contiene un più alto grado di innovazione tecnologica, anche e soprattutto indotta dall’evoluzione delle preferenze dei clienti. Pertanto, oltre a maggiori professionalità inerenti la costruzione scafi, serviranno ulteriori figure di progettisti e tecnici in grado di padroneggiare le nuove tecnologie di costruzione della nave, con particolare riferimento ad allestimenti e arredi interni. Figure professionali quali gli architetti navali, i progettisti di interni, i coordinatori di arredamento, e i disegnatori Microstation già oggi pressoché introvabili.

In termini generali va inoltre sottolineata l’estrema peculiarità delle figure professionali richieste.

Le relative competenze non sono (ovviamente) improvvisabili, e comunque non sono facilmente rinvenibili né dal sistema scolastico, né dalla contaminazione con altri settori (si pensi all’apparente contiguità fra saldatore navale e saldatore dell’industria metalmeccanica). Ciò si spiega in parte con l’alta specificità e specializzazione di numerose figure “cruciali” per il processo di produzione (dal tracciatore navale al saldocarpentiere, dal tubista allo stesso impiantista ecc.) ed in parte con la necessità di aderire a norme di lavorazione tutte interne al settore cantieristico (come la certificazione RINA dei saldatori navali).

Vi è infine già oggi un problema di reperimento di professionalità nelle imprese locali.

Non si creda che le carenze riscontrate nella qualità dell’offerta di lavoro siano piccoli numeri, in special modo nel comparto navalmeccanico, dove si stima che il 50% della manodopera impegnata nelle produzioni maggiormente specialistiche (p.es. gli allestimenti a bordo) sia composta da squadre itineranti di operai provenienti dal Mezzogiorno, pressoché insostituibili per versatilità e conoscenza approfondita dell’organizzazione del lavoro in cantiere.

Rispetto ai fabbisogni formativi indotti dai processi di innovazione, piuttosto che evidenziare nuove e particolari figure professionali, si richiama la necessità di una maggiore preparazione di base dei giovani, nel senso di far acquisire loro, al di là delle competenze specifiche del ruolo, una visione più “globale” del processo di produzione, processo che proprio in virtù dell’innovazione nel modo di produrre sta subendo una crescente parcellizzazione e compartimentazione.

Appare del tutto evidente l’importanza che in tale auspicata direzione può rivestire il sistema scolastico, anche al di là della stessa, pur necessaria e fin qui inesistente, formazione professionale e continua.

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